Con una disposizione testamentaria datata 20 settembre 1970, Domenico Mario Logroscino, nobile proprietario terriero e mecenate di Noicattaro, dona all’ospedale di Putignano un grande patrimonio immobiliare.
Condizione essenziale per ottenere il generoso lascito era la costituzione dell’ente Fondazione "Leopardi nella sua luce” costituitasi poi nel 1975, un grande omaggio che il donatore intendeva fare al poeta di Recanati.
Mario Logroscino nasce a Noicattaro il 1° ottobre del 1903 in una famiglia ricca, fortemente cattolica, colta e attenta verso i più bisognosi.
Suo padre Giovanni, ingegnere, aveva sposato la cugina Elvira Leone: in quegli anni i matrimoni tra consanguinei erano spesso una prassi aristocratica per evitare che l’eredità passasse oltre i confini familiari.
Per assicurare un solido futuro ai suoi due figli, Mario e Vittorio, acquistò all’asta nel 1934, la masseria “il Gallinaro”, ottantaquattro ettari di terreno per un importo di centoquarantamila lire, primo possedimento acquisito.
Don Mario, così veniva chiamato dalla gente, studiò farmacia e amava leggere e scrivere. Tra i suoi autori prediletti compaiono Berthrand Russell e Giacomo Leopardi e non mancava di sfogliare ogni giorno i quotidiani: Gazzetta del Mezzogiorno, L'Oggi e Corriere della Sera.
Nella sua personalità solitaria e complessa, convergevano cultura scientifica e umanistica, razionalità e poesia.
Non si è mai sposato, ammirava le donne a distanza, in particolare quelle semplici e genuine.
Soffriva di forti emicranie e, ad un certo punto della sua vita, ebbe un distacco di retina.
Dopo l’intervento chirurgico, impossibilitato a leggere e scrivere, cercò di trovare una soluzione per continuare a gestire gli affari.
Fu così che l’avvocato Giuseppe Dipierro, appena tredicenne, entrò nel mondo di Don Mario, per aiutarlo a scrivere il “Brogliaccio”, libro dove venivano annotate le paghe giornaliere dei suoi braccianti.
L’entrata del giovanissimo Dipierro nel palazzo nobiliare, dove restò per cinque anni, fu facilitata da suo nonno, Giuseppe Detoma, uomo di fiducia del Logroscino.
Ogni sera Giuseppe aveva il compito di leggere alla mamma di don Mario un capitolo dei Promessi Sposi, mentre lui ne controllava attentamente l’interpretazione, nascosto dietro un paravento.
Con la mitica cinquecento guidata dall’autista, una domenica al mese i due si recavano insieme in un grande uliveto di Fasano per pagare gli operai.
Al rientro, passando per la Selva e il Canale di Pirro, Putignano, cittadina molto apprezzata dal Logroscino, era diventata una sosta obbligata. Un’oretta di tempo era sufficiente per approvvigionarsi di latticini dal caseificio Pedone. Subito dopo, seduto ad un tavolino, gustava la mitica granita di caffè con panna del Bar Carlino, dove il titolare lo accoglieva sempre con estrema cortesia. Durante questi momenti condivisi Don Mario non faceva che apprezzare la bellezza della nostra cittadina.
Nell’agosto del 1970 don Mario fu colpito da una broncopolmonite, ma rifiutò di curarla, forse perché ormai profondamente intristito e deluso dai cambiamenti che lo scorrere del tempo inevitabilmente, porta con sé.
Si lasciò morire a sessantasette anni, ritirato in casa, in compagnia della domestica, la putignanese Vita Romanazzi, che lo accudì con grande dedizione fino alla fine.
La Fondazione Leopardi nella sua Luce da lui istituita come strumento di divulgazione collettiva non porta volutamente il suo nome, ma quello del “giovane favoloso” poeta che il Logroscino ha contribuito a consegnare all’eternità.
La donazione non è quindi avvenuta per ragioni sanitarie o di ricovero presso il nostro ospedale, ma per amore e apprezzamento della nostra cittadina e di questo torneremo a parlarne.
Un grazie doveroso all’avvocato Giuseppe Dipierro per la sua preziosa testimonianza e squisita disponibilità.
Daniela Sportelli
Staff Comunicazione - Fondazione "Leopardi nella sua luce”